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TERRITORIO

L’Azienda Agricola è ubicata nella bassa vallata del Comune di Bisaccia (AV), meglio localizzata in contrada  Setoleto e Calaggio, dove le colture prevalenti sono di tipo cerealicole e foraggere. L’avvicendamento in terreni prevalentemente argillosi permette un eccellente produzione di cereali. Il grano duro Senatore Cappelli è stato protagonista assoluto in questo territorio dall’anno 1930 fino all’anno 1970. La rimessa in coltura di questa varietà antica ha evidenziato un ottimo adattamento all’ecosistema del posto.

La storia del grano Senatore Cappelli inizia nei primi anni del Novecento quando il genetista Nazareno Strampelli, partendo dai grani nordafricani, selezionò una varietà rustica molto resistente e adatta ai terreni del meridione, una pianta alta fino a un metro e ottanta a cui decise di dare il nome di senatore Cappelli, dedicato al marchese Raffaele Cappelli, che aveva iniziato la modernizzazione dell’agricoltura in Puglia sperimentando questo nuovo seme. Le spighe di grano Cappelli, ottenute da una attenta selezione naturale a Foggia, sono state per decenni le coltivazioni più diffuse del Sud Italia e nelle Isole. Il grano Cappelli viene considerato il padre del grano duro, definito negli anni ’30 “razza eletta”, è rustico e predilige terreni poveri e argillosi. Non è compatibile con i pesticidi e i concimi chimici che si usano nell’agricoltura convenzionale: dopo un buon inizio, dove le spighe crescono più rigogliose, i risultati finali sono stati peggiori rispetto ai campi biologici. Questo perché, come altri grani a spiga alta, i pesticidi tendono a far crescere la pianta in altezza. Inoltre le radici profonde inibisco naturalmente la presenza delle malerbe che è necessario uccidere con i pesticidi nelle coltivazioni di grani moderni. Dunque Senatore Cappelli e agricoltura Biologica vanno di pari passo.

L’esperienza nella coltivazione dei cosiddetti grani antichi dimostra che la loro reintroduzione non solo è stata meritoria in termini di recupero della biodiversità, contribuendo concretamente alla diffusione di un modello agricolo più sostenibile, ma ha concorso anche allo sviluppo di una filiera produttiva sostenibile anche sotto il profilo economico, in grado cioè di riportare all’agricoltore un maggior valore aggiunto della propria produzione, attribuendogli anche una più marcata caratterizzazione rispetto ad una generica e indistinta produzione di cereali ad uso alimentare.